Vittoria Barolo – 6.8.21
Potremmo definire La storia vera di Luciano di Samosata, autore ellenico del II secolo d.C., come il primo romanzo fantascientifico (ante litteram). Nel prologo egli dichiara, paradossalmente, che nell’opera solo una cosa è vera, ovvero che non c’è nulla di vero. Dichiara anche il suo intento: procurare un momento di relax al lettore, tra le fatiche e gli impegni più seri.
Si tratta di una narrativa in due libri scritta in forma autobiografica; racconta le incredibili e straordinarie avventure di un gruppo di persone che, capitanate dall’autore, decidono di attraversare le Colonne d’Ercole per vivere esperienze strabilianti.
L’opera è una parodia del genere storico (è strutturata secondo i criteri storiografici esposti dallo stesso Luciano nel trattato Come si scrive la storia) e del romanzo greco. Gli elementi costitutivi del romanzo greco sono quello amoroso e quello avventuroso; il primo viene pressoché a mancare, il secondo è presente in chiave iperbolica, fantastica, grottesca.
Luciano è un precursore del tema classico del viaggio immaginario e si ritiene che con La Storia Vera abbia influenzato la fantasia di autori come Jules Verne, Jonathan Swift, François Rabelais e altri ancora.
Luciano introduce il topos del viaggio sulla Luna e della guerra spaziale. In realtà, il primo a narrare di uno sbarco sulla Luna fu Antonio Diogene nel suo Le incredibili avventure al di là di Tule, ma l’opera è andata perduta e così il primo racconto di un viaggio spaziale che possiamo leggere è quello di Luciano.
Nei paragrafi 9-10 del libro I un turbine travolge la nave dei protagonisti, la lascia in balia del vento del cielo ed esso li porta fin sulla superficie della Luna. Qui comincia una stramba descrizione del luogo e dei suoi abitanti: costoro sono tutti maschi, nascono dai polpacci, la loro pancia ha la funzione di borsa-contenitore, si nutrono del fumo che esalano rane arrostite, per orecchie hanno foglie di platano, ecc. Presto i protagonisti vengono catturati dagli ippogrifi e sono portati al cospetto del re Endimione, impegnato nei preparativi per una guerra contro il re del Sole, Fetonte: entrambi vogliono conquistare Venere. La battaglia avrà luogo il mattino successivo, e i nuovi arrivati vi partecipano schierati con la Luna. I vari guerrieri sono improbabili, alcuni hanno funghi come scudi e gambi di asparagi come lance, altri cavalcano pulci grandi come dodici elefanti, e così via. Vince l’esercito del Sole; Luciano e i suoi compagni sono fatti prigionieri, ma presto liberati. Nonostante Endimione cerchi di trattenerli con sé promettendo loro grandi onori, essi decidono di tornare sulla Terra. La nave nel viaggio di ritorno viene inghiottita da un balena di mille e cinquecento stadi di lunghezza. Al suo interno incontrano un padre e un figlio; non ricorda molto la storia di Pinocchio?
Il viaggio sulla Luna, invece, ci ricorda quello di Alfonso nel 34° canto dell’Orlando Furioso, che cavalcando un ippogrifo raggiunge il satellite per recuperare il senno di Orlando, impazzito d’amore. Anche nell’opera di Ludovico Ariosto, quindi, troviamo dei riferimenti a questo divertente, stravagante e antico romanzo.
Per il testo de La storia Vera tradotto in italiano da Luigi Settembrini: https://it.wikisource.org/wiki/Di_una_storia_vera
(fonte: ferraraitalia.it)
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