L’ULTIMO MISTERO DI EDGAR ALLAN POE: LA SUA MORTE – IL GRANDE SCRITTORE FU TROVATO DELIRANTE FUORI DA UN LOCALE DI BALTIMORA – RICOVERATO IN OSPEDALE, SPIRO’ DOPO POCHI GIORNI, SECONDO I MEDICI PER UNA “CONGESTIONE DEL CERVELLO”, UN MODO EDUCATO PER DIRE CHE ERA UN ALCOLISTA – MA COSA CI FACEVA A BALTIMORA VISTO CHE ERA ATTESO A NEW YORK DA CINQUE GIORNI? E COME MAI INDOSSAVA VESTITI NON SUOI?…
Immagina un mistero del XIX secolo che inizia con un uomo in un letto d’ospedale che entra ed esce da uno stato di incoscienza, vestito con abiti non suoi. Quando è sveglio, delira: balbetta parole senza senso e grida il nome di «Reynolds», lasciando tutti sgomenti. Il paziente ha un breve recupero, poi peggiora bruscamente, dice: «Signore, aiuta la mia povera anima!» e muore.
Siamo nel XIX secolo, e i medici, non trovando risposte migliori, stabiliscono che la causa della morte è l’alcolismo. Ma nessuno sa cosa è successo veramente, né come mai quell’uomo è stato trovato privo di sensi in una città lontana vestito con abiti non suoi dopo essere scomparso per cinque giorni.
Sembra un perfetto caso per Sherlock Holmes, l’ispettore Morse o per Auguste Duping, il detective creato da Edgar Allan Poe e che in questo caso sarebbe a suo agio, considerato che il mistero riguarda proprio la morte del suo creatore.
Il 7 ottobre 1849, Poe morì in circostanze misteriose all’età di 40 anni. La sua vita è stata breve, ma piena di drammi e turbolenze, certe volte per circostanze della vita, altre per suo agire.
Poe stabilì lo standard dell’horror e inventò il genere del mistero. Quasi 170 anni dopo aver esalato il suo ultimo respiro, nessuno sa ancora cosa sia realmente successo ad Edgar Allan Poe.
Fin dai suoi primi giorni, la vita di Poe fu difficile. Ma quando morì, le cose sembravano aver preso una buona piega.
Nel 1842, la moglie di Poe, Virginia, si ammalò di turbercolosi. Combattè per cinque strazianti anni, durante la malattia della moglie reso lo scrittore «pazzo, con lunghi intervalli di orribile sanità mentale». Mai estraneo alla bottiglia, aveva amplificato le sue tendenze alcoliche.
Ma dopo la morte di Virginia, Poe iniziò a uscire dal buio. La sua carriera aveva preso il largo e, seguendo il consiglio di un medico, si era affiliato ai Figli della Temperanza e presumibilmente stava provando la sobrietà. Si era anche fidanzato con la donna che amava al college, e stava progettando di sposarla dopo un breve viaggio a New York.
Ma quei voti matrimoniali non sarebbero mai stati presi. Il 27 settembre 1849, Poe lasciò Richmond diretto a New York. Passò per Baltimora il 28 perché il traghetto fece una breve sosta, e da lì si persero le sue tracce. Non si presentò mai a Manhattan dove lo aspettavano e per cinque giorni nessuno seppe dove si trovava.
Riapparve il 3 ottobre, il giorno delle elezioni, sdraiato a terra fuori dalla taverna di Gunner’s Hall, vestito in modo trasandato. Un tipografo del Baltimore Sun lo notò, stupefatto di incontrare il grande autore in quello stato. Poe gli parlò di un editore che conosceva in città, e l’uomo gli scrisse subito raccontandogli che lo scrittore appariva «in grande angoscia, dice che ti conosce e ha bisogno di assistenza immediata». Poi portò Poe in ospedale, che morì diversi giorni dopo.
Il dibattito sulle cause della morte si concentrò quasi esclusivamente sui problemi di alcolismo dello scrittore. Poe morì per «congestione del cervello», un modo educato per dire che beveva. La teoria fu sostenuta anche da Rufus Wilmot Griswold, critico letterario e nemico di Poe, che scrisse il suo necrologio per il New York Tribune.
«Questo annuncio farà sussultare molti, ma pochi ne saranno addolorati», scrisse Griswold nel suo duro ricordo, poi rilanciato dai giornali di tutto il paese. «Il poeta era conosciuto, personalmente o di fama, in tutto questo paese; aveva lettori in Inghilterra e in molti degli Stati dell’Europa continentale, ma aveva pochi o nessun amico; e i rimpianti per la sua morte saranno suggeriti principalmente dalla considerazione che l’arte letteraria ha perso in lui una delle sue stelle più brillanti ma erratiche».
Mentre Griswold e molti che conoscevano Poe sottolinearono il fatto che fosse un noto bevitore, altri sostennero che aveva abbracciato la sobrietà in quell’ultimo periodo della sua vita, anche se ciò non garantisce che non abbia avuto una ricaduta a Baltimora. Ma John Moran, il medico di Poe nei suoi ultimi giorni, notò che il decorso della sua malattia non era conforme a quello di un attacco mortale da avvelenamento da alcol.
E così, per oltre cento anni, la speculazione ha imperversato. Il Museo Poe ha stilato un elenco delle teorie che sono state proposte nel corso degli anni. Tra queste ci sono la sifilide, il colera, il diabete, l’epilessia, la tubercolosi, l’avvelenamento da monossido di carbonio e un problema cardiaco.
Altri presumono sia stato picchiato a morte o assassinato, anche se le prove suggeriscono che sia stato vittima di una vile pratica in voga ai tempi: il cooping. All’epoca i politici assumevano scagnozzi locali che rapivano uomini a caso per strada, li imbottivano di alcol o droga, poi li mandavano a votare più e più volte, sempre vestiti con abiti diversi. Il fatto che lo scrittore sia stato trovato morto in una giornata elettorale e per di più travestito, ha reso plausibile quest’ipotesi.
Studi più recenti però non hanno escluso le cause mediche. Nel 1996, i ricercatori dell’Università del Maryland Medical Center pubblicarono un rapporto che teorizzava che i sintomi di Poe potevano essere ricondotti a un caso di rabbia. Nel 2007 mentre faceva ricerche sugli ultimi giorni di Poe per un romanzo, lo scrittore Matthew Pearl ha trovato indizi che Poe potrebbe aver avuto un tumore al cervello.
Ventisei anni dopo la morte di Poe, il cimitero in cui era stato sepolto (durante un funerale a cui hanno partecipato solo sette persone) ha deciso di migliorare la sua tomba. Il processo includeva l’esumazione e lo spostamento del suo corpo, un processo riportato con sorpresa dai giornali locali mentre osservavano lo stato del cervello di Poe: «La massa cerebrale… non ha mostrato alcun segno di disintegrazione o decadimento, anche se, ovviamente, è un po’ diminuito».
Consultandosi con esperti forensi, Pearl scoprì che era impossibile che il cervello di Poe si fosse conservato. Invece la massa intravista dai presenti poteva essere quella di un tumore, duro e rimpicciolito, che in precedenza occupava il cervello. La ricerca di Pearl ha aggiunto un’altra teoria plausibile alla lunga lista di possibili soluzioni all’ultimo, e forse più grande, mistero di Poe, che continua fino ad oggi.
Come ha scritto a The Guardian , Pearl «puoi avere un tumore al cervello e comunque essere ucciso da qualcos’altro».
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