La mitragliatrice-robot, il killer «a distanza» del Mossad: così è stato ucciso il padre dell’atomica iraniana

Guido Olimpio – 18 set 2021

Mohsen Fakhrizadeh, il padre dell’atomica iraniana, è stato ucciso realmente da una mitragliatrice-robot, diretta da un agente del Mossad. Un articolo del New York Times ha fornito nuovi dettagli sulla versione già uscita dopo l’agguato, che il Corriere aveva ricostruito qui. Lo studio dell’operazione inizia alla fine del 2019, si protrae per diversi mesi mentre Gerusalemme informa Washington sul suo piano. Il Mossad lancia una lunga sorveglianza dell’obiettivo, ha uomini sul campo. E la missione è favorita da tre aspetti: falle nella protezione, capacità di seguire lo scienziato, una sorta di fatalismo dell’alto funzionario che pur sapendo di essere in pericolo ha proseguito con la normale attività.

Il servizio israeliano scopre che Fakhrizadeh è abbastanza abitudinario, non rinuncia ad aspetti della vita privata, con escursioni in campagna e sul Mar Caspio. Di solito ha una scorta robusta, con un convoglio di numerose auto e pasdaran dell’unità scelta Ansar. Sono attenti, cambiano spesso percorso, ruotano i mezzi. L’intelligence ha già colpito in Iran, eliminando diversi scienziati con ordigni magnetici e killer.

Questa volta, però, si affida ad una nuova tattica. Impiegano una versione speciale della mitragliatrice FN MAG, calibro 7.62, Sentinel 20, realizzata dalla ditta spagnola Escribano. È integrata in un sistema controllato in remoto, che invia immagini al computer di controllo di uno 007. L’intero apparato pesa quasi una tonnellata. E dunque viene fatto arrivare in Iran in parti scomposte.

Successivamente è montato su un pick up Zamyad modificato. Sono installate diverse telecamere, è aumentata la stabilità del mezzo, in quanto le vibrazioni durante il tiro possono incidere. C’è poi il problema del ritardo del segnale via satellite e – secondo il giornale – sarà l’intelligenza artificiale a compensare la differenza. Infine i killer devono essere sicuri di chi c’è a bordo. Allora piazzano un’auto, senza una ruota, all’altezza di una svolta che il corteo è costretto a fare a pochi chilometri dal punto dell’imboscata. All’interno una telecamera che «verificherà» i passeggeri.

(fonte: ilcorrieredellasera)

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