Questo strano oggetto a forma di sigaro è stato notato nelle aree più esterne del nostro sistema solare nel 2017. A causa della lontananza ma anche per la sua velocità abbastanza alta, i ricercatori non sono riusciti a fotografarlo né ad analizzarlo benissimo ma nonostante questo sono state acquisite varie informazioni.
Tra queste ultime c’è quella relativa alla forma: dovrebbe trattarsi di un corpo a forma di sigaro allungato oppure di un disco largo e appiattito, entrambe forme che non si adattano molto bene a quelle di asteroidi o comete così come le conosciamo.
Oltre alla forma l’altra caratteristica molto strana relativa alla sua luminosità che risulta molto più alta di qualsiasi altro oggetto conosciuto di queste dimensioni nel nostro sistema solare.
Infine c’è un’altra piccola caratteristica che in molti non hanno considerato: Oumuamua sembra accelerarsi nel momento in cui ha cominciato ad allontanarsi dal Sole. Corpi come questi devono la loro accelerazione solo ad un fenomeno: la gravità e in questo caso si tratta della gravità del Sole.
Solo alcuni particolari corpi, come le comete, riescono ad accelerare allontanandosi dal Sole ma lo fanno solo grazie ad un particolare fenomeno: il Sole può riscaldare il lato di una cometa facendo esplodere del gas dalla sua superficie. Questa fuoriuscita da una spinta alla cometa stessa come se fosse sottoposta all’azione di un razzo, cosa che può spingere le comete a velocità molto alte.
Tuttavia Oumuamua non sembra essere affatto una cometa e non c’è una scia di gas che si allontana dal suo corpo.
Secondo Loeb potrebbe trattarsi di una sonda o di un’astronave inviata deliberatamente da una civiltà aliena intelligente nel nostro sistema solare per analizzarlo in maniera più efficiente o potrebbe trattarsi di un rifiuto spaziale di un’altra civiltà che solo per caso è entrato nel nostro sistema.
Attualmente lo scienziato ritiene queste tutte spiegazioni plausibili per il mistero che circonda ancora Oumuamua. Sono plausibili “perché qui sulla Terra, l’umanità sta già facendo queste cose, anche se su scala molto più limitata, e prenderemmo sicuramente in considerazione la possibilità di replicarle se e quando esploreremo lo spazio interstellare”, spiega lo scienziato.
(fonte: notiziescientifiche.it)
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