Ci sono voluti 10 anni di ricerca condotta in un celebre sito archeologico iraniano, a Susa, nell’Iran sud-occidentale. Una scoperta che apre un’importante pista sulla comprensione dell’evoluzione del linguaggio dell’epoca nell’area mediorientale
C’è stato un silenzio lungo oltre un secolo sulle tavolette d’argilla scritte in Elamita Lineare, scoperte nel 1901 in un’area archeologica di Susa, nell’Iran sud-occidentale. A svelare il mistero, è stato François Desset, archeologo francese del Laboratoire Archéorient di Lione affiliato all’università di Teheran e specialista dell’età del bronzo e del neolitico in Iran, assieme ai suoi collaboratori: una ricerca durata dieci anni, un rompicapo che sembrava impossibile per via di quei caratteri cuneiformi lontani dalle lingue del ceppo indoeuropeo o semitico finora conosciuti. Un linguaggio isolato rispetto alle aree vicine, che per questo è stato paragonato all’odierno Basco. Gli esiti della scoperta saranno pubblicati sulla rivista specialistica tedesca Zeitschrift für assyriologie und vorderasiatische archaeologie, ma nel frattempo Francois Desset ha fornito qualche anticipazione in un seminario online svoltosi a novembre 2020 nel dipartimento dei beni culturali dell’università di Padova, grazie alla collaborazione tra l’archeologo francese e il professore Massimo Vidale
L’ELAMITA LINEARE DECIFRATO DA FRANÇOIS DESSET
Questo sistema di scrittura, che si legge da destra a sinistra e dall’alto verso il basso, è stato utilizzato dalla popolazione che abitava l’altopiano iraniano nell’antico regno di Elam tra la fine del terzo e l’inizio del secondo millennio avanti Cristo. Il primo passo che ha portato Desset alla sua decifrazione è stato lo studio di alcune iscrizioni incise su dei vasi di argento, chiamati gunagi, appartenenti alla collezione Mahboubian di Londra. “Quando si ritrovano manufatti in metalli preziosi, nella stragrande maggioranza dei casi provengono da tombe, per questo ho suggerito che forse venivano usati nelle cerimonie funerarie”, ha raccontato nell’incontro avuto con l’Università di Padova. “Per quanto riguarda le iscrizioni reali spesso sono abbastanza ripetitive, riportano: ‘io sono + nome proprio, re di + nome del regno, figlio di + nome del padre’. E spesso sono dedicate a divinità: ‘ho depositato questo artefatto per + nome di divinità’. Diciamo che l’operazione di decifrazione è stata più interessante del significato di quelle scritte”.
L’ELAMITA LINEARE, UNA LINGUA IN EVOLUZIONE
La scoperta di Desset costituisce un importante tassello aggiuntivo nello studio della storia del Medio Oriente, l’area compresa tra Turchia e India, quella in cui sono apparse per la prima volta – le testimonianze risalgono a 12.000 anni fa – l’agricoltura, l’allevamento, la metallurgia, la scrittura, le prime città. L’esordio della civiltà, insomma. Lo studio dell’elamita lineare, infine, ha fornito un inedito punto di vista interno all’Iran dell’epoca, permettendo anche di capire l’evoluzione delle lingue coeve. “Abbiamo scoperto che intorno al 2300 a.C. esisteva un parallelo sistema di scrittura in Iran, e che la sua versione più antica, chiamata scrittura proto-elamita, in uso tra il 3300 a.C. e il 2900 a.C., risaliva addirittura ai tempi delle prime scritture cuneiformi mesopotamiche!”, ha spiegato lo studioso a Sciences et Avenir. “Allo stesso modo, posso ora affermare che la scrittura non è apparsa prima in Mesopotamia e poi in Iran: questi due sistemi, il protocuneiforme mesopotamico e il protoelamita iraniano, erano infatti contemporanei. Non c’era una sceneggiatura madre di cui la protoelamita sarebbe stata figlia, c’erano due scritture sorelle. D’altra parte, in Iran, non c’erano stati due sistemi di scrittura indipendenti come pensavano gli specialisti fino ad allora, con il protoelamita da una parte e l’elamita lineare dall’altra. Si tratta invece della stessa scrittura che ha subito l’evoluzione storica ed è stata trascritta con delle variazioni in due periodi distinti”. Ora che è stato svelato il mistero dell’Elamita Lineare, le ultime due lingue che rimangono da decifrare sono la Lineare A di Creta (decifrata invece da tempo la B), e la scrittura della Civiltà della Valle dell’Indo.
– Giulia Ronchi
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